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Ascolta su Spotify: Colapesce – Maledetti italiani
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I “Maledetti italiani” siamo noi, tutti, senza eccezione: avviluppati in un’identità nazionale che è tanto più forte quanto più è fragile il nostro sentirci comunità. Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo, il musicista siciliano che nel 2012 ha conquistato pubblico e critica con il suo debutto “Un meraviglioso declino” (che in quello stesso anno ha vinto la Targa Tenco come miglior album d’esordio e numerosi altri premi), torna a farsi sentire dopo una lunga pausa. E lo fa proprio con un brano che è allo stesso tempo un manifesto programmatico, una dichiarazione di appartenenza e un atto d’accusa: verso se stesso, il maledetto me, e verso il paese che ha nutrito e cresciuto la sua musica.
Il video che accompagna Maledetti italiani è la rappresentazione plastica del rapporto di odio-amore che gli italiani hanno con il loro paese e con le figure che ne hanno costruito la grandezza o raccontato (e in qualche caso, facilitato) la caduta: un rapporto fatto di umorismo, sorpresa, ammirazione per il genio, ma anche risentimento. È un paese che cambia, quello raccontato dal video e cantato da Colapesce, in modi inaspettati e suo malgrado: un paese che non ha più il volto che aveva cinquant’anni fa, talvolta nel bene, talvolta nel male. Secoli di storia italiana sono raccontati attraverso i volti dei personaggi aggrediti con equanime aggressività dal piccolo Francesco Fallica, “maledetto italiano di nuova generazione” e protagonista del video, che non risparmia nessuno: il concetto di buono e cattivo – di “alto” e “basso” – perde valore.
Siamo tutti italiani, ognuno maledetto a modo suo.
Il video, realizzato dal collettivo catanese Ground’s Oranges con la regia di Zavvo Nicolosi, è stato girato nello studio dell’artista Jacopo Leone e si conclude non a caso con un rogo in cui, tra politici, calciatori, personaggi del cinema, della musica, della televisione, mostri sacri e fieri rappresentanti della cultura italiana nel mondo, brucia anche la foto dello stesso Colapesce. Segno di discontinuità col passato e bisogno di fare tabula rasa degli idoli, dei nemici e anche di se stesso, un po’ come i Clash che nel 1977 cantavano: “No Elvis, Beatles, or The Rolling Stones”.
Maledetti italiani è il primo estratto da un album che vedrà la luce nel 2015 e di cui ancora non si conosce il titolo. Un disco a cui Lorenzo Urciullo ha lavorato con una squadra rinnovata negli elementi e nel sound.
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